Campionato Maestri PGAI: le 10 cose da non fare

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Martedì e mercoledì scorsi ho giocato il Campionato della PGAI disputatosi nel circolo di Bogogno. La formula prevedeva una squadra composta da un pro ed un dilettante e quindi una sorta di doppia gara, con sia la classifica individuale del campionato che quella della pro-am di squadra dove valeva il miglior punteggio buca per buca al netto dell’handicap. La mia prestazione è stata concretamente mediocre, per essere gentili.

Le 10 cose da non fare, giocando una gara:

  • 1) Prendere un nuovo putter: giocando poco ogni elemento che può darvi sicurezza, compresa la familiarità con un pezzo della vostra attrezzatura è un fattore che può rivelarsi molto importante ai fini dello score. Cambiare un pezzo della sacca, peggio ancora il putter, nel miraggio di poter fare meglio non è realistico ma fa parte di quel mix di credenze “sovrannaturali” che caratterizzano ogni golfista, anche quelli come me che dovrebbero esserne immuni. In realtà è il poco allenamento il vero problema e non un putter o driver che sia.
  • 2) Non portare abbastanza acqua da bere: siamo a maggio e fa già molto caldo. Giocando nelle ore centrali del giorno è necessario prevedere di consumare molti liquidi e quindi è bene assicurarsi di aver con se tutte le bottigliette d’acqua necessarie ad arrivare alla fine. Giocare con l’assillo della sete è uno dei tanti modi per perdere la concentrazione proprio nei momenti decisivi.
  • 3) Non mettere il cappellino e peggio non mettere nessuna protezione solare: questo è un errore da vero pivello. Risultato una mega scottatura su testa, braccia e collo, meritandomi in ufficio l’epiteto di “red neck”. Oltre a rischiare un’insolazione state attenti anche a scottature che possono diventare davvero fastidiose. Nel frattempo comunque patire il troppo sole e caldo nuovamente può mettere a rischio la concentrazione.
  • 4) Giocare una gara senza la minima preparazione tecnica: il tempo è denaro ed i vari impegni a volte non permettono di allenarsi. Giocare una gara senza alcun allenamento o un allenamento chiaramente insufficiente in proporzione al livello di gioco richiesto è il modo migliore per assicurarsi una prestazione fallimentare.
  • 5) Giocare su un campo difficile: ovviamente nel mio caso non c’era scelta, ma si può pensare di avere qualche chance se il campo non è particolarmente punitivo. Definizione che non ha nulla a che vedere con il percorso del Bonora del circolo del golf di Bogogno, buche lunghe, ma soprattutto senza la minima possibilità sbagliare dal tee, in ogni caso o fairway o disastro. Ben 6 palline perse, non credo mi fosse mai successo negli ultimi 15 anni.
  • 6) Giocare senza essere preparati fisicamente: l’età avanza, non ho più il fisico elastico come qualche anno fa anche a causa della poca pratica. Quindi forse sarebbe stato meglio un po’ di riscaldamento in più prima di partire, magari poi anche cercare movimenti più ritmati e con meno foga. Invece purtroppo ho finito a stento le ultime buche del secondo giorno, ora ho un’infiammazione che parte dal pettorale destro e finisce attraverso spalla e braccio sin nell’avambraccio. Mi ci vorrà un po’ prima di poter tirare di nuovo qualche colpo.
  • 7) Cambiare swing alle prime difficoltà: la scarsa dimestichezza con il gioco, derivante dalla poca pratica, impone di scegliere quale stile adottare, trovare massimo un paio di punti di riferimento per lo swing e cercare di portare ciò che si ha al momento, dal punto di vista tecnico, in campo per farlo rendere al meglio. Invece mi sono ritrovato a cercare di cambiare lo swing in funzione di ogni errore sentito nel colpo precedente. Una reazione assolutamente da evitare, rimanete fedeli al piano originale e lasciate i cambiamenti allo swing per il campo pratica a fine giornata.
  • 8- Giocare sulla memoria dei “bei vecchi tempi”: il mio colpo naturale era un power-fade, ovvero un bel colpo che parte a sinistra del bersaglio per ricadervi con una leggera curva da sinistra verso destra. Oggi purtroppo il mio colpo è più un devastante pull-hook che parte a sinistra della linea di tiro e gira ancora più a sinistra. Quindi immaginare di giocare leggermente a sinistra del bersaglio convinto che la palla poi torni con un effetto verso il bersaglio e vedere che la palla invece va decine di metri a sinistra, beh… “is priceless” (per gli avversari :P).
  • 9) Non giocare fino all’ultimo colpo: ogni colpo guadagnato è un piccolo tassello che serve costruire autostima e tornare a credere nelle proprie capacità. Abbandonare la lotta non serve proprio a nulla, non si risparmiano neanche le energie. Almeno questo è un errore che non mi riguarda, anche nel primo giro ho giocato fino all’ultimo dei ben 94 colpi necessari. (a scriverlo mi vergogno un po’, ma meglio che fare NR)
  • 10) Lasciar passare troppo tempo prima del prossimo giro: anche se c’è sempre delusione quando non si riesce a giocare come si vorrebbe non fate passare tempo, la soluzione ai problemi potrebbe essere li a portata di mano e magari bastano solo qualche decina di colpi in campo pratica. Per me purtroppo la pausa sarà forzata dall’infortunio.

Conclusione

Siate realistici quando affrontate una gara, aspettatevi quello che potete in base a quanto vi siete dedicati al golf ed all’allenamento e non tralasciate alcuni dettagli che possono sembrare banali ma che in realtà non lo sono e possono far risparmiare un bel po’ di colpi.

Infine, per rispondere ad un commento di una conoscente oggi, mi sono comunque divertito, per le belle giornate, per la compagnia dei miei compagni di gioco e per aver staccato un paio di giorni dal lavoro, quindi si vero che il punteggio finale (94+80) non è quello che vorrei vedere scritto, ma intanto io ero la e la prossima volta sono certo andrà meglio!

Spero che l’analisi della mia gara che ho appena fatto possa servirvi per trarre qualche spunto su come affrontare le vostre gare e su come reagire a prestazioni deludenti.

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