Il caso scommesse sta stravolgendo il mondo del calcio italiano. Arrivano nuove dichiarazioni shock in diretta
Non sono giorni facili per lo sport e soprattutto per il mondo del pallone nel nostro Paese. L’Italia, infatti, deve fare i conti con uno scandalo scommesse che ha già coinvolto nomi molto importanti, da Nicolò Fagioli, che ha già patteggiato sette mesi di squalifica più cinque commutati in prescrizioni alternative, a Sandro Tonali e Nicolò Zaniolo.
Non sappiamo ancora come finirà e se il cerchio sia destinato ad allargarsi con altri profili che potrebbero finire sul registro degli indagati. Di certo, anche in passato c’è chi è stato coinvolto in altre inchieste relative le scommesse nel calcio e ha dovuto pagare, a ragione o a torto, per questo. È il caso di Massimo Paoloni, ex calciatore, che ai microfoni di TvPlay.it ha fatto il punto della situazione sul suo caso, anche rispetto a quanto sta succedendo oggi: “Ho passato anni bruttissimi e la vicenda di questi giorni è simile a quella che è successa a me”, ha iniziato. Il suo nome era emerso nel caso di calcio scommesse del 2011 e per lui è arrivata una squalifica fino al 2016 con proposta di radiazione. “Mi hanno dato cinque anni con proposta di radiazione perché, secondo loro, non ho collaborato. Per me collaborare è dare informazioni che uno sa, non dare informazioni per fare chiudere il caso mediatico”. A tal proposito, ha sottolineato in diretta come aiutare la giustizia nelle sue indagini sia stato un tassello decisivo per il centrocampista della Juventus che ha visto ridursi molto la pena rispetto ai tre anni paventati.
Caso scommesse, Paoloni racconta il suo momento drammatico
L’ex portiere si sofferma sui risvolti umani della vicenda vissuta e si dice contento che ora le cose, almeno da questo punto di vista, siano migliorate.
Ha dichiarato: “Sono stato buttato in prima pagina su tutti i giornali con foto con le manette, rappresentato come il peggior boss. All’epoca avevo una figlia, le ho dovuto spiegare certe cose”. Paoloni ammette con fermezza “con l’assoluzione mi sono preso una bella rivincita“, ma non nega di aver pensato anche al peggio: “Ho pensato anche di farla finita. Sono andato in terapia, la psicologa, alla fine del percorso mi disse che era contento perché le situazioni che mi erano state create in breve tempo senza un carattere forte e tale da farsi scivolare le cose addosso potevano portare anche a un gesto estremo“. A distanza di anni, oggi, non fa mistero di aver avuto problemi con il gioco, ma conclude: “Si tratta di un fenomeno diffuso. Un fenomeno che non si può combattere anche con più restrizioni. Chi scommette nello spogliatoio si sa“.