L’incredibile rinascita dopo cinque anni di squalifica per doping e il licenziamento in tronco. Ecco tutti i dettagli
Il doping è una piaga che affligge qualsiasi sport. Non c’è disciplina che ne sia immune. Anche il calcio, quindi, non fa eccezione. L’ultimo calciatore a finire nelle maglie dell’antidoping è un nome illustre, quel Paul Pogba che all’epoca della sua prima esperienza alla Juventus era considerato tra i migliori centrocampisti del mondo tanto da meritarsi la chiamata da parte del Manchester United.
Tra infortuni e prestazioni opache, in maglia Red Devils le cose non sono andate come Pogba auspicava, quindi il ritorno tra le braccia della ‘Vecchia Signora’ per rilanciarsi. Un progetto di rilancio di fatto mai partito dopo una prima tormentata annata vissuta in infermeria (solo 8 match) e la positività al testosterone al controllo antidoping dopo il match contro l’Udinese, esordio nello scorso campionato dei bianconeri torinesi.
Ebbene, dopo aver rifiutato il patteggiamento, la squalifica di 4 anni, a 31 anni suonati, per il ‘Polpo’ francese suona come la fine della carriera. Eppure, c’è chi, pur essendo stato squalificato per 5 anni ed essere stato anche licenziato, a differenza di Pogba che è ancora a libro paga della Juventus anche se al minimo salariale, è riuscito a risalire la china fino a ritornare a giocare a calcio.
Bambo Diaby ci ha impiegato due settimane per conquistare l’affetto dei tifosi dell’Elche, club della Comunità Valenciana che milita in Segunda Division, la Serie B spagnola. D’altronde, per Bambo ogni partita è una finale dopo che si è gettato alle spalle il periodo più difficile della sua vita e carriera.
Nel 2020, quando vestiva la maglia del Barnsley, club che all’epoca militava in Championship (la Serie B inglese), Bambo Diaby risulta positivo all’igenamina, una sostanza dimagrante, a un test antidoping. La sanzione è durissima: 5 anni di squalifica, con l’allora 22enne senegalese che viene licenziato in tronco. Senza un soldo, Bambo decide di ritornare nel suo Paese d’adozione, la Spagna, in cui ha messo piede per la prima volta quando aveva 4 anni.
In Spagna, per la precisione in Catalogna, Bambo si rimbocca le maniche e, sempre supportato dal suo angelo custode, il fraterno amico Anselmo Pasquina, trova lavoro prima in una pescheria e poi in una concessionaria d’auto dove in breve tempo diventa il leader dei venditori. “Faceva di tutto ma grazie alle sue capacità umane e alle tante chiacchiere, riusciva a vendere auto a tutti”, ha ricordato Pasquina nell’intervista ad ‘As’.
Ma il suo chiodo fisso era il calcio e, quindi, con i soldi guadagnati lavorando Bambo si iscrive a un centro sportivo per farsi trovare pronto a un’eventuale chiamata che arriva. A dargli una seconda chance è il Preston, nobile decaduta del calcio inglese, che lo convoca per il precampionato, con i dirigenti inglesi che dopo appena una settimana si rendono contro che Bambo “era un leone affamato”.
E ora, dopo 5 anni in Inghilterra, la chiusura del cerchio con il secondo ritorno in Spagna nelle file dell’Elche – dove, secondo il suo allenatore, ha portato in dote leadership, fame, carisma, personalità e una forza enorme – che certifica la sua rinascita. Resta un solo rammarico, quello espresso dal suo amico Anselmo: “Se non fosse stato per quello penso che sarebbe in una squadra da Champions. E non lo dico perché sono suo amico. Prima della sanzione era in un momento in cui diversi club di altissimo livello si interessavano a lui”.
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