Oggi mi ritrovo a meditare sulla figura del padre che porta il proprio figlio sul campo da golf, magari a fare lezione dal maestro. Dal momento che posso vantare esperienza in entrambi i ruoli vorrei condividere i miei pensieri su cosa può funzionare e su quali atteggiamenti invece mi sono sempre sembrati poco opportuni e contro producenti. Dal momento che sono maestro da 14 anni e padre solo da poco più di 1, le mie osservazioni saranno prevalentemente dalla prospettiva del maestro.
Mio figlio è ancora troppo piccolo per iniziare a giocare, salvo qualche randellata al pavimento con i suoi primi bastoni di plastica, ma che per il momento non hanno nulla di diverso da qualsiasi altro oggetto che si riesca a sbatacchiare qua e la. Immagino però che un golfista con prole arrivi a chiedersi quale sia l’età giusta per fare iniziare i propri figli. Non credo che ve ne sia una nello specifico, ci sono casi di bimbi molto piccoli che hanno avuto incredibile successo (Tiger Woods per esempio) ed altri che invece hanno iniziato in adolescenza.
Qua però non stiamo affrontando per forza di cose il tema: “come far diventare tuo figlio un campione di golf“. Io, e credo anche molti altri, sarei semplicemente contento che si appassioni al golf, per 2 semplicissimi motivi:
Dipende dalla loro costituzione fisica, infatti anche i bastoni più leggeri sono inamovibili per loro e poi cosa ancora più importante dipende dalla loro volontà di provare a giocare. Ricordate, se a voi il golf manda fuori di testa non è detto che sia così anche per loro, o meglio magari non per forza da subito. L’avvicinamento al golf deve essere naturale e quasi spontaneo. Quando li portate al golf non pensiate di poter praticare anche voi, loro meritano tutta la vostra attenzione anche se fanno lezione con un maestro. Si stufano molto più in fretta di un adulto, non insistete per finire le palline del secchiello, quando non ne hanno più voglia è il caso di smettere.
Indipendentemente dal vostro livello di gioco non dovete mai pensare di potervi sostituire ad un maestro, è bene che i ruoli siano separati. Se mai mio figlio vorrà iniziare a giocare a golf farà lezione con un collega e non con me.
A proposito di maestro, sceglietene uno che sia in grado di rapportarsi con un bimbo e non solo con gli adulti. Sceglietene uno che sia soprattutto attento all’etichetta ed a tutti quei valori che il golf rappresenta. Lo swing è la parte più facile da fare e da imparare (per loro).
Il ruolo del padre credo che sia più quello di una guida, una sorta di manager, che permetta al giovane golfista di assaporare il piacere del giocare a golf, occupandosi di tutte le difficoltà burocratiche che un neo-golfista, anche adulto, deve affrontare.
E se mai vostro figlio/figlia dovesse diventare bravo al punto di pensare di giocare seriamente a golf, ricordategli che è una vita di enorme sacrificio, al pari di tutti gli sportivi o di tutte le persone che inseguono un sogno nella vita, cioè essere i migliori nel proprio campo. Non c’è nulla di facile, neanche nel golf.
No il fatto di aver segnato qualche birdie qua e la o di esser scesi di handicap molto in fretta non vuol dire nulla.
Il consiglio più importante è: fateli divertire, mai annoiare. Sembra una banalità, anzi lo è, ma credetemi che in campo pratica ne ho visti talmente tanti che confondono il proprio divertimento con quello dei figli che per sicurezza lo scrivo qui su questa pagina così che possa servire anche a me da monito.
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