Nel trionfo di McIlroy ad Augusta c’è anche da pensare allo sconfitto ovvero a un grande Justin Rose. Non è la prima volta che gli è successo al Masters
Se ne parla ancora, e non potrebbe essere altrimenti, a 48 ore di distanza dal birdie che ha consegnato a Rory McIlroy l’agognata Giacca Verde del Masters di Augusta.
Un inseguimento durato tutta una carriera e che è terminato domenica scorsa con una vittoria epica e al contempo drammatica. Alla fine però McIlroy ce l’ha fatta ed è riuscito a completare il Grand Slam nei Major raggiungendo leggende come Tiger Woods, Jack Nicklaus e Gary Player. Una vittoria drammatica, dicevamo. Si perché a metà del quarto giro, Rory sembrava avviato a un trionfo agevole prima di complicarsi il cammino con tre bogey che hanno permesso a un indomito rivale di riprenderlo in vetta.
Quel rivale è stato Justin Rose. Partito prima di McIlroy, il veterano inglese ha chiuso il suo Masters a -11, punteggio con cui è rimasto appaiato all’amico rivale fino alla 72esima buca. Avrà soffiato sul putt per la vittoria di Rory alla 18, Rose, richiamato poi dal campo pratica dopo l’errore del numero due del mondo per andare a disputare un insperato playoff.
Playoff che è cominciato alla buca 18. E’ bastata solo quella. Dopo aver superato lo choc della vittoria mancata, McIlroy ha piazzato il birdie del trionfo, superando di un colpo il golfista inglese. Bellissimo l’abbraccio tra i due al termine. Da grande sportivo qual è, Rose si è complimentato calorosamente con un McIlroy in lacrime mentre il pubblico scandiva il suo nome.
Se Rory ce l’ha fatta a superare la maledizione di Augusta, per Rose la Giacca Verde è sfuggita di nuovo. Con quello di domenica scorsa infatti sono tre i secondi posti ottenuti da Justin nel primo Major dell’anno. Il primo è arrivato nell’edizione 2015 vinta da Jordan Spieth con quattro colpi di margine su di lui e Phil Mickelson. L’altro nel 2017, anche in quell’occasione dopo un playoff contro Sergio Garcia, deciso da un’unica buca con un bogey che ha condannato Rose alla sconfitta.
L’avrebbe meritata anche lui, la vittoria, domenica scorsa. Rose potrà comunque consolarsi con quello che resta un grandissimo risultato e l’ammirazione ulteriore di colleghi e pubblico che hanno assistito nuovamente alla grandezza di un campione che, a 45 anni, è ancora a lì a lottare per i traguardi più ambiziosi.
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