Nadal, il ritiro dagli Australian Open potrebbe essere solo la punta dell’iceberg. L’annuncio ha seminato il panico nel mondo del tennis.
C’è poco da fare: il grande assente sarà lui. C’era talmente tanto entusiasmo, attorno al suo ritorno, che la notizia del suo ritiro è stata accolta come la peggiore delle catastrofi che potessero abbattersi sui suoi tifosi e, più in generale, sugli appassionati di tennis.
Perché, diciamoci la verità, si fa un po’ fatica ad abituarsi all’idea di un circuito che non contempli la presenza di Rafael Nadal. Il mancino di Manacor era rientrato a Brisbane lo scorso 2 gennaio, dopo un’attesa lunga ed estenuante. Non giocava esattamente da un anno, dai quarti di finale degli Australian Open, dove peraltro era arrivato per difendere il titolo vinto nel 2022. Non solo a Melbourne non è andata come sperava, ma la sua stagione si è conclusa dopo sole 3 partite disputate nella terra dei canguri. Ecco spiegato, quindi, perché il suo ritorno fosse così atteso e perché tutti non stessero nella pelle all’idea di rivederlo, finalmente, in campo.
Peccato solo che Nadal si sia visto costretto a modificare nuovamente i suoi piani, a causa di una microlacerazione muscolare che non gli avrebbe permesso, purtroppo, di sostenere i ritmi e la pressione di un appuntamento impegnativo come uno Slam. Sarà il grande assente, perciò, con buona pace dei suoi tifosi e del pubblico del Major che si gioca nella terra dei canguri.
Nadal, questo sì che fa paura: un annuncio da temere
Potrebbe tornare presto, ma è un’ipotesi alla quale non tutti credono. Mats Wilander, ex tennista oggi allenatore, per esempio, si è detto molto scettico al riguardo. In un’intervista ad Eurosport ha espresso tutti i suoi dubbi, mettendo un bel tarlo in testa ai sostenitori del pluricampione Slam.
“Forse – questa la sua teoria – più in là vai con gli anni e più queste cose possono succedere, perché ti metti addosso un sacco di pressione. Forse, a 37 anni, questa sarà l’ultima volta che riuscirà a ritornare ad alto livello, o forse potrebbe anche non esserci un’ultima volta, e questo sarebbe un vero peccato. Dobbiamo metterci in ogni caso il cuore in pace e iniziare a celebrarlo per il campione che è stato, perché è grazie a lui se arde la passione in giocatori come Alcaraz e Tsitsipas, in tutti noi. Ha influenzato le nuove generazioni più di Federer e persino di Djokovic, secondo me, per tutto quello che ha raggiunto nella sua carriera con sacrifico, correttezza, sportività. Un grande atleta ha sempre dato tutto, forse ha dato troppo”.
“Certo – ha aggiunto Wilander – sarebbe bellissimo che Nadal si rimettesse in sesto e giocasse il Roland Garros, vincesse un paio di partite prima di perdere da un giocatore più giovane, da un top player, o magari da Djokovic stesso. Qualcuno che meriti, insomma, di avere questa responsabilità. Ma stiamo sperando in un miracolo, e i miracoli non accadono sempre. L’ultima immagine che avrò di lui sarà Nadal che lotta e suda fino all’ultimo, in ogni caso. È uno dei più grandi giocatori di tutti i tempi e forse il più importante e influente professionista della storia del tennis”. Un’analisi lucida, spietata. Alla quale, forse, non eravamo del tutto pronti.