Sinner ha sempre avuto le idee piuttosto chiare: la rivelazione delle ultime ore non fa altro che confermarlo.
Sono lontani i tempi in cui si pensava che Jannik Sinner non fosse destinato a grandi cose. Che avesse il talento, sì, ma che nei momenti cruciali non fosse in grado di sfruttarlo come si deve e di finalizzarlo. L’altoatesino non solo ha spazzato via tutti questi dubbi, ma ha addirittura superato le aspettative. E il bello è che non è finita qui: siamo, anzi, solo all’inizio.
Già a Rotterdam avrà una duplice possibilità: quella di vincere un altro Atp 500, cosa che sarebbe già di per sé sorprendente, visto che è raro che i tennisti che hanno appena vinto un Major riescano a combinare qualcosa di buono, ma anche di fare un balzo in avanti in classifica. In assenza del campione uscente Daniil Medvedev l’azzurro, in caso di trionfo, salirebbe al terzo posto del ranking maschile. E poi ci sono gli altri Slam, nonché le Olimpiadi di Parigi, in occasione delle quali il nativo di San Candido spera di ottenere una bella medaglia. Il solo cimelio che, ora come ora, avendo lui vinto anche la Coppa Davis, manca nella sua bacheca.
Tutto si può dire, insomma, tranne che non abbia abbondantemente dimostrato di avere la stoffa del campione. Di esserlo, anzi, un campione. Ma vi siete mai chiesti da dove sia partito Sinner? Che tipo di percorso abbia intrapreso nel momento in cui si è reso conto di voler giocare a tennis per il resto della sua vita?
La risposta potrebbe essere no, perché solo in pochi sanno che Jannik ha iniziato in maniera diversa da molti altri suoi coetanei. Siamo tutti a conoscenza del fatto che, nel bel mezzo dell’adolescenza, ha lasciato le montagne del Trentino per trasferirsi alla corte di Riccardo Piatti, a Bordighera.
All’Equipe, alla vigilia dell’esordio nei Paesi Bassi, ha però raccontato qualcosa che probabilmente in tanti ignorano. Il re di Melbourne non è partito dal circuito juniores, ma direttamente dai Challenger, per poi sbarcare nel circuito maggiore. Una scelta che potrebbe essere azzardata ma che, col senno di poi, non lo è stata affatto.
“Quando ero piccolo – ha spiegato al quotidiano sportivo d’Oltralpe – a volte perdevo la pazienza ma senza impazzire. La scelta di non giocare il circuito junior? Non mi interessava, ho sempre cercato di affrontare giocatori molto più bravi di me e credo che questo sia il modo migliore per progredire e imparare”.
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