Comunicazioni shock nei confronti del pilota, a distanza di tempo è arrivata la confessione che nessuno si aspettava.
Esattamente lo scorso primo maggio sono passati 34 anni dal tragico incidente automobilistico che costò la vita ad Ayrton Senna, leggendario ex pilota di Formula 1 a cui fu fatale il Gran Premio di San Marino. Dipartita che non ha fatto altro che consegnare il pilota brasiliano alla leggenda, se in terra verdeoro da anni non esiste più solo il calcio è merito è soprattutto del tre volte campione del mondo.
Gli incidenti hanno fatto e faranno sempre parte della Formula 1, sport apprezzato soprattutto per la sua imprevedibilità. Sono poche le discipline che riescono a reggere il confronto quando si tratta di emozionarsi per un sorpasso in curva o per un rettilineo preso a tutta velocità. Peccato, però, che si i momenti più spettacolari della F1 combacino spesso anche con quelli più drammatici.
La Formula 1 è cambiata tanto negli anni ma alcune dinamiche sono rimaste le stesse di sempre. A confermarlo ci ha pensato un ultima preziosa testimonianza arrivata direttamente da un altro campione del passato. Perché alle volte sono proprio le stesse scuderie a chiedere ai propri piloti di spingersi oltre ogni limite.
Non è infatti raro da parte dei piloti, prima forse lo era leggermente di più rispetto ai tempi moderni, ricevere comunicazioni di un certo tipo dal paddock. Lo sa bene l’ex pilota colombiano Juan Pablo Montoya che nel 2002 entrò a far parte dei circuiti professionistici e ancora oggi ha ben impresse nelle mente quelle che sono state le prime parole della sua ex scuderia. “Vai in pole oppure schiantati” erano gli incitamenti che erano soliti arrivargli in pista.
Soprattutto durante le qualificazioni perché, a detta dello stesso ex Williams e McLaren intervenuto in Beyond The Grid, la vera gara si giocava prima di scendere in pista. Guadagnare la pole position prima era infatti sinonimo di vittoria e alle varie case automobilistiche importava poco dei possibili danni riportati dalla vettura, e conseguentemente anche dal pilota, l’importante era arrivare primi.
Oggi l’ossessione per il primo posto sembra leggermente minore e questo ha forse tolto un po’ di competitività alla Formula 1, ma non per questo il livello dei piloti o delle monoposto si è abbassato. Al di là di tutto, Montoya è sembrato ricordare con piacere gli anni d’oro del motorsport anche se la sua esperienza in F1 è durata forse meno del previsto.
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