Pungo duro del giudice: giocatore squalificato per insulti nei confronti di una donna, la società non ci sta e annuncia il ricorso
Stando a quanto riferito dal direttore di gara, nel corso del match il giocatore avrebbe pronunciato parole sessiste nei suoi confronti. Tuttavia, la società ha un’altra versione dei fatti e si schiera accanto al proprio tesserato annunciando la propria intenzione a procedere con un ricorso.
Si accende la polemica per la squalifica assegnata dal giudice al giocatore di calcio. Da una parte una direttrice di gara offesa, dall’altra la società che sostiene l’innocenza del proprio tesserato ed annuncia la volontà di procedere in sua difesa anche legalmente.
Pungo duro del giudice: 10 giornate di squalifica
Il giudice sportivo ha deciso di condannare Matteo Vianello a 10 giornate di squalifica per “aver proferito reiteratamente insulti a sfondo gravemente sessista contro l’arbitro donna” nel corso della sfida tra Cavallino e Fossaltese, valevole per il campionato provinciale di San Donà (VE). La ragione dietro questa sentenza è legata a una frase che sarebbe stata pronunciata dal giocatore nel corso del match. In particolare, come riporta il Gazzettino di Venezia, la frase incriminata sarebbe stata: “Le donne devono stare a casa a lavare i piatti”.
Come ha riferito il vicepresidente regionale Roberto Mamerti, il giocatore sarebbe stato riconosciuto solamente dal timbro di voce. Tuttavia, la società non condivide la versione dei fatti della direttrice di gara ed ha preannunciato possibili azioni legali. Nello specifico, sui propri social ha commentato la sentenza con queste parole: «Veniamo a conoscenza con stupore che il nostro tesserato della categoria Juniores è stato squalificato per 10 giornate perché avrebbe offeso l’arbitro “con insulti a sfondo gravemente sessista”. Il ragazzo in questione ha sempre militato nelle fila del Calcio Cavallino distinguendosi per educazione e rispetto, capitano esemplare di tutte le categorie giovanili. Un ragazzo proveniente da una sana famiglia di imprenditori, dediti al lavoro. Crediamo che tutto questo sia frutto di un grande malinteso e probabilmente di un scambio di persona».
La società appare certa che il proprio tesserato sia innocente. Sposta, invece, l’attenzione sui propri supporter agitati dalla conduzione della gara avuta dall’arbitra: “Gli animi dei tifosi erano certamente caldi per qualche errore arbitrale e probabilmente si è confuso qualche parola grossa dagli spalti come se fosse stata detta tal nostro atleta”. Pur condannando ogni tipo di insulto, il Calcio Cavallino intende difendere il proprio tesserato e impegnarsi in modo che fatti del genere si ripresentino. Inoltre, il club vuole far incontrare il direttore di gara con il giocatore per tentare di mettere la parola fine a quanto avvenuto.