Questa è la storia di un ragazzo americano che ha il golf nel sangue e da molto tempo cerca in tutti i modi di riuscire a sfondare nel mondo dei professionisti di golf. Forse non tutti sanno che all’ombra dei campioni che vediamo tutte le settimane, quelli con incassi dai molti zeri, esistono miriadi di giocatori che tentano la strada del successo. Bryan Bigley deve essersi tolto una bella soddisfazione la scorsa settimana al Wells Fargo Championship.
Bryan Bigley lavora come greenkeeper al Raintree Country Club in Charlotte. Ha 26 anni e da diversi anni tenta in tutti i modi, come molti, di riuscire ad emergere come giocatore professionista di golf. Molte presenze sui mini tours per professionisti che sono tipici degli USA, ma nessun piazzamento di rilievo. E’ dura andare avanti e continuare a crederci, anche perchè i soldi non bastano mai, le iscrizioni a quelle gare sono costose e senza uno sponsor o senza riuscire a guadagnare qualche soldo in una gara più importante non si ha vita lunga. Bryan lavora per la manutenzione del campo dalle 6 del mattino fino alle 12 e poi si allena. Appena ha un pò di tempo libero e di soldi si cimenta nelle gare dei mini tour.
Sul PGA Tour in USA quasi ogni gara ha un paio di posti disponibili che vengono assegnati tramite una gara giocata al lunedì della settimana in cui si gioca il torneo. Settimana scorsa, in occasione del Wells Fargo Championship Bryan ce l’ha fatta. Tra le prime partenze della qualifica del lunedì, deve aspettare per 5 ore la fine della gara per disputare il playoff per l’assegnazione dei posti. 2 birdies le prime 2 buche gli regalano il sogno di giocare il suo primo PGA Tour Event.
La gara non è andata bene, poi, infatti con lo score totale di +10 non ha passato il taglio, ma l’entusiasmo per aver finalmente giocato una gara del tour sono sicuro che saprà infondergli nuova tenacia per tentare di ripetersi.
Sono molti i giocatori professionisti che ogni giorno si allenano con dedizione per riuscire a sfondare tra i big del golf, è una vita durissima, io l’ho vissuta anche se solo in parte e devo dire che la qualità maggiore che serve è appunto la tenacia e l’incrollabile fede nei propri mezzi. Anche perchè spesso non è la tecnica a fare la differenza, molti di questi ragazzi hanno un gioco che non ha molto da invidiare a campioni più blasonati, alcune volte serve solo un’occasione.