[galleria id=”272″]Tiger Woods ha solo una posizione possibile, la prima. Il suo numero è uno, il più solo di tutti i numeri, ma classe e tecnica fanno sì che campioni assoluti di uno sport come lui possano tornare dopo un periodo fisico difficilissimo trionfando alla vecchia maniera dopo solo tre gare. Pazzesco.
Tiger Woods vince come solo lui sa, con un giro finale eccezionale quando tutti gli altri sono vinti da pressione e fatica. L’Arnold Palmer Invitational dell’US PGA Tour aveva valenza doppia perché Tiger era praticamente obbligato a vincere se non voleva perdere la leadership mondiale dopo anni e anni di dominio incontrastato. Phil Mickelson si sarà messo sicuramente l’animo in pace.
Sul percorso del Bay Hill Club & Lodge (par 70) a Orlando in Florida, Tiger Woods (275 – 68 69 71 67) ha approfittato del crollo psicofisico di Sean O’Hair (276 – 67 65 71 73) recuperando i cinque colpi che lo distanziavano dal leader trafiggendolo con un putt quasi commovente alla 18 per il birdie della vittoria. Splendido.
Bravo anche il terzo Zach Johnson (278 – 72 69 68 69), mentre è solo ottavo con 280 Kenny Perry e Vijay Singh sempre debilitato al 59° con 290. Tiger Woods ha dimostrato (se ancora ce n’era bisogno) di che classe immensa è fatto recuperando alla 15esima buca cinque colpi, nonostante un bogey per un drive sbilenco.
Non possiamo che essere entusiasti del ritorno di Tiger che sfoga tutta la felicità con un urlo e un ballo liberatorio sul green della 18esima.
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