Ha del clamoroso la rivelazione delle ultime ore. Riguarda uno dei personaggi più autorevoli del paddock, ecco chi
7 titoli piloti, 6 titoli costruttori per un totale di 111 successi in 367 Gran Premi disputati. Da quando è entrata in Formula 1 nel 2006, la Red Bull si è attestata come una delle squadre più vincenti in griglia. E ciò è stato possibile anche – e soprattutto – grazie all’ingaggio di uomini competenti e dotati di qualità fuori dal comune. È il caso di Adrian Newey, ad esempio, ritenuto a giusta ragione il “progettista del secolo”.
Arrivato in quel di Milton Keynes proprio nel 2006, l’ingegnere britannico si era già fatto conoscere (eccome!) disegnando per Williams e McLaren vetture semplicemente incredibili. Con il team austriaco si è poi consacrato come uno dei più grandi geni dell’aerodinamica, forse il più grande in assoluto, che la Formula 1 abbia mai conosciuto. Basti pensare alla RB18 e alla RB19 che hanno stracciato i campionati 2022 e 2023.
Come ovvio che sia, negli ultimi anni molte squadre hanno provato a strappare Newey alla Red Bull. Ma lui ha sempre deciso di restare legato al team austriaco, una scelta confermata recentemente con la firma su un contratto valido fino al 2026.
C’è stata una volta, tuttavia, che l’ingegnere britannico è giunto ad un passo dal vestire la tuta della Ferrari, vogliosa di portarlo a Maranello per aprire un ciclo vincente. A rivelare il retroscena è stato Christian Horner, team principal della compagine campione del mondo. “La Ferrari lo cercò con insistenza, gli promise il mondo, uno stile di vita da Hollywood a Monte-Carlo, voli tra la fabbrica e il Principato ogni giorno, e anche la possibilità di costruire una vettura stradale“, racconta Horner al podcast Eff Won with DRS.
Alle fine Newey restò alla Red Bull, e decisivo ai fini della sua scelta fu l’intervento del fondatore del team di Milton Keynes. “Dietrich Mateschitz lo convinse a rimanere: «Se vuoi fare una vettura stradale, la faremo». Lui gli chiese: «Come?» e Mateschitz gli rispose di non averne idea, ma che avrebbe trovato il modo”, rivela Horner. Quest’ultimo, poi, ripercorre il modo in cui riuscì a rendere possibile la cosa: “Andai dall’allora CEO Aston Martin, Andy Palmer, e gli dissi: «Noi abbiamo il miglior designer, voi due grandi marchi. Non finanzieremo la macchina, ma credo abbia senso unire queste due cose». Ne parlammo in un pub in Inghilterra“.
Da quell’incontro nel pub scaturì in seguito l’Aston Martin Valkyrie, progettata da Newey in collaborazione con Marek Reichmann. “Fu a mezz’ora dalla firma con Ferrari”, conclude Horner ripensando al fatto che avrebbe potuto perdere uno dei suoi uomini migliori. Un retroscena che ha lasciato l’amaro in bocca ai tifosi del Cavallino per ciò che poteva essere ma non è stato.
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